"LA DISUBBIDIENZA"
di Stefano Cozzaglio
La figura sedeva in un angolo dell'ambiente , quasi nascosta in un cono d'ombra , prostrata dalla fatica
e dalla paura.
Ai suoi piedi la spada , nera e pesante giaceva dove era caduta , inutile.Si tolse l'elmo polveroso e sudato e si accorse di essere stato ferito, lievemente : un filo di sangue nero che colava dalla tempia gli imbrattò la mano. Non gli importava , mentre riprendeva fiato e la calda eccitazione del combattimento si trasformava in fredda e dolorante stanchezza , si rendeva sempre più conto del suo gesto , della sua disubbidienza.
Ora nel silenzio , nella penombra del quadro di comando dell'astronave, il suo atto gli si rivelava ed egli ne riconosceva le conseguenze rispettandone il verdetto di condanna.
La donna era immobile ,sdraiata al centro del pavimento , collegata con gli strumenti ricostruttori per essere guarita dalle ferite che avevano rischiato di ucciderla.
Era splendida nell'abbandono del riposo , con i muscoli del viso rilassati dai farmaci anestetizzanti.
Era stato il suo aspetto a perderlo quando nell'agguato notturno , vistala in pericolo di morte , aveva deciso di salvarla abbandonando l'inseguimento della loro preda ormai così vicina.
Ora i "Senzatempo" erano lontani , irraggiungibili e lui , "Immagineschiavo" , attendeva che la sua padrona si risvegliasse guarita dalle macchine che solo i nobili possono usare e sfogasse sui suoi muscoli , sui suoi nervi la rabbia dell'insuccesso dovuto alla sua disubbidienza.
Egli era stanco e ferito , ma l'aveva trascinata in salvo con i capelli rossi che parevano una fiamma magica.
E questo gli bastava.
Si, gli bastava anche per affrontare le orrende punizioni cui erano sottoposte le "Immaginischiave" colpevoli di aver disubbidito.
Attendeva il suo verdetto ancora armato , indifferente al futuro ,ma un calore , un ricordo che risvegliava in lui un sorriso pareva confortarlo al di là della sua natura di androide.
Non poteva amare , ne desiderare una nobile umana senza commettere un terribile sacrilegio , ma perchè si era lanciato ugualmente nella mischia quando si era accorto che l'avevano accerchiata ,l'aveva raggiunta e , insensibile alle ferite , liberata e trascinata in salvo ?
Lei ora si sarebbe svegliata e lo avrebbe punito , prima o dopo la cattura delle loro prede non aveva importanza . Ella aveva ragione ed egli aveva infranto la legge , ma non era pentito del suo atto.
La donna risvegliata dai medicamenti , si alzò sui gomiti e lo osservò con sguardo torvo e sprezzante.
Una riga di sangue rappreso le partiva dalla tempia e le rigava il viso pallido.
Le macchine ricostruttrici le procuravano dolorose bruciature chimiche , ma ciò che la faceva soffrire di
più era l'oltraggio della disubbidienza sofferta.
L'androide luminoso le si avvicinò e si inginocchiò
dinnanzi porgendole il manico della spada.
Lei impugnò l'arma e la sfilò dalle sue mani ferendogliele , ma la stoccata mortale non arrivò.
- Dobbiamo raggiungerli , prima ! -
Lui in ginocchio non si era mosso , ma l'aria gli tornava a riempire i polmoni , il sangue a pulsare.
Chinò quel corpo ferito ed impacciato dalle armi a
baciare il pavimento vicino ai suoi piedi fin dove la punta acuta dello stocco glielo permise.
Ella ritrasse le gambe sdegnata e messasi ai comandi della nave accese i reattori nucleari.
Il mezzo sotto il suo comando sicuro ondeggiò cercando la rotta desiderata , poi trovatala si lanciò negli spazi senza luce : aveva dimenticato le ferite procuratele dalle crudeli armi dei Vorkl e ricominciava la caccia.
"L'Immagineschiavo" rimase fronte a terra ancora armato ed impolverato in attesa di ordini , ma sentiva che ora era ancora tornato il momento di graffiare di odio il cielo.
Avrebbero bevuto insieme il sangue delle loro prede designate e fino ad allora ci sarebbe ancora stata vita. Ora l'avrebbe seguita con orgoglio e non solo per legge, nel cuore il suo ricordo sacrilego .
Senza rimpianti.
FINE
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